venerdì, agosto 1

But what ends when the symbols shatter?

31 Luglio 2516,
Safeport (O’Malley).
Interno giorno.


Marshall non mette piede in chiesa dal matrimonio di Edwards e Haggerty. Non mette piede in chiesa spontaneamente da prima della guerra che lo ha istruito sui cento modi di ricucire un uomo e sull’inesistenza di Dio.
La cappella incastonata fra i vicoli sporchi del quartiere O’Malley non la frequenta più nessuno da quando uno dei muri è parzialmente crollato per una piena di fango. La terra sudicia e inquinata si è conquistata una metà della navata stretta, povera come il legno marcio delle panche e la croce arrugginita inchiodata sulla parete di fondo; gli scarponi da lavoro di Lee la calpestano e la rivoltano nell’avanzata cruda, incerta e insieme sfrigolante di energia impaziente, con cui si lascia risucchiare dalle viscere dell’edificio.
Manda giù un mattone di saliva sguinzagliando occhi troppo chiari, arrossati dalla carenza di sonno, fra i sedili e le ombre che la luce amaranto del cielo opaco di Safeport, filtrata dalla nebbia itterica che inumidisce le strade, gonfia e inasprisce scivolando di taglio attraverso il portone semichiuso. Un secondo bolo umido lo raccoglie tra lingua e palato per sputarlo sul pavimento, trascinando una mano contro la testa bruna e scarmigliata, prima di aggrapparle tutte e due alle braccia massicce della croce inchiodata al muro per appendercisi, rovesciando la fronte sul metallo.

"C'mon, Jeez, è la tua grande occasione."

Mormora, trascinando dentro le narici l’odore della ruggine e rivoltando il mento contro il ferro per sbirciarne l’estremità superiore, inseguendone la direttrice fino all’intonaco cadente del soffitto.
Strizza un occhio incontro alla polvere che gli piove in faccia.

"… Dimmi cosa devo fare."

Dentro le orecchie gli rimbomba solo il silenzio, e nella testa la voce di Elian si schianta a strati come la risacca. Non tratto tutti come fossero fratelli miei, Lee. Neanche i miei fratelli. Non tratto tutti come fossero fratelli miei. Solo te. Neanche i miei fratelli.
Solo te.

"Dimmi perché questa storia continua a perseguitarmi."

Marshall preme e raschia la fronte sulla ruggine, trascinando contro la pelle un alone rosso come il sangue secco. La frustata di muscoli che gli risale la schiena spinge dentro le spalle uno strattone violento, che fa sgretolare a terra grossi grumi di calcestruzzo, ma insufficiente a staccare la grande croce di ferro dal muro.

"Dì qualcosa, cazzo. Dimmi come sono finito qui, dimmi perché le bombe su Bullfinch, perché abbiamo perso la guerra … Dimmi che posso andare da quella stronza e spiegarle perché dovrei ficcarle un proiettile in testa, e pregarla di aiutarmi trovare un modo per non farlo, dimmi dove ho sbagliato per tornare di nuovo a questo punto come un cane rognoso che insegue la sua coda di merda, dimmi perché, vaffanculo!"

Molla le braccia della croce per schiantarci sopra il palmo delle mani con uno schiocco che gli manda a fuoco la carne ispessita dai calli. Barcolla, come se la violenza stessa dell’impatto lo avesse scaraventato indietro, espettora un paio di ansiti spezzati e torna a strattonare il metallo, con le tempie pulsanti e le dita insensibili al graffio della ruggine, finché i chiodi cedono e la croce gli resta fra le mani, pesante quanto suo figlio di quattro anni.

"I’m your sheep, asshole. Enlight my fuckin’ path."

Il clangore dell’ornamento di ferro sbattuto sul pavimento è acuto e gli vibra fin dentro le ossa, ma torce i muscoli e contrae la schiena larga per trascinare e scaraventare la croce sui banchi di preghiera allineati senza ordine. Il legno fradicio si sfonda, con un tonfo, liberando una nube di minuscole termiti d’argento.
Marshall si piega sulle ginocchia, spegne una risata nervosa contro il palmo delle mani impolverate dalla ruggine e ne respira l’odore avidamente, in silenzio, ricacciando indietro le lacrime e lo smarrimento. Deglutendo la disperazione per sollevare il mento e digrignare un sorriso sprezzante in faccia al soffitto annerito dalle infiltrazioni.

"Non mi puoi dire un cazzo perché non esisti. Non esisti, stronzo."

Si tira in piedi incespicando, bruciando falcate nervose nell’urgenza di riconquistarsi lo spazio aperto e il cielo inquinato di Sunset Tower, con un solo appiglio sicuro nel mare dell’incertezza.

Che il peso del ‘Verse sta tutto sulle spalle degli uomini.





But, what ends when the symbols shatter?
And, who knows what happens to hearts?