domenica, dicembre 1

"Hey buddy."

30 Novembre 2515,
Bullfinch (Terza linea).
Interno giorno.



[ Un soldato porterà al capezzale di Marshall (probabilmente in infermeria) un dogo argentino con un guinzaglio a catena. Il cane ha circa tre anni, un temperamento vivace e irrequieto. Sulla targhetta di ferro appesa al guinzaglio, ci sono incise due date (nascita e morte): ' 01.05.2492 / 14.10.2515 ' . Il dogo verrà ceduto di forza al dottore, che probabilmente potrà intuire fin da subito che quel regalo è un dovere morale. Il soldato non fiaterà per tutto il tempo, risultando un muro di gomma e omertà. Cederà malvolentieri, un bigliettino giallognolo, raggrinzito e sbavato dalla pioggia. La calligrafia nervosa, è intrappolata nel tumulto del cuore e del cielo. ]

Il 14 ottobre io, Rooster, Bolivar e altri soldati abbiamo assistito all'abbattimento di uno shangdi alleato, precipitato vicino Providence. Ci siamo introdotti nel relitto per fare dei prigionieri, ma le cose sono andate male. I blues s'erano nascosti, hanno aspettato che ci dividessimo per aprire il portellone della stiva e scappare alla guida dei loro fottuti Thor. Una volta all'esterno hanno lasciato che li accerchiassimo, per poi farsi esplodere. Fottuti kamikaze.
Un massacro, ho scavato fosse e ordinato cadaveri per otto ore di fila, c'era così tanto sangue che neanche il buio riusciva a coprirlo. Malcolm Anderson era uno di quei cadaveri; è morto senza capire, senza guardare negli occhi il nemico, gettato all'aria dalla vigliaccheria. Ventitrè anni di ribellione e una ragazza incinta che ha smesso di aspettarlo. Nessuno ha voluto il suo cane. Nessuno vuole ricordi così ingombranti. Devi tenerlo tu, il dogo adesso starà con te, prenditene cura... ne sei più capace di quanto dai a vedere.

'affanculo
Moloko Cortès


Marshall, seduto sul bordo della branda, scorre la lingua sul labbro superiore arricciato e stropiccia le palpebre arrossate, ficcando l'indice e il pollice dentro le orbite degli occhi come se stesse cercando di rasparli fuori. Accartoccia il biglietto nel palmo della mano e lo getta sul materasso sfatto, affilando un'occhiata ruvida e annacquata dal sonno sul grugno serio del commilitone. Sbircia il cane di traverso, senza girare la testa. Il dogo gli pianta in faccia due occhi neri e rotondi, vividamente stagliati nell'aspettativa del muso massiccio. Il medico schiocca la lingua contro i denti.

"Hey, bello."

‘Hey bello’ spazza l'aria con la coda corta e ricurva, innescando uno scatto di muscoli brutale, festoso, col quale gli schianta la testa larga contro il palmo proteso, travolgendo l'orlo del letto con le zampe anteriori inzaccherate e una chilata di bava. Il neo all'angolo delle labbra di Marshall s'impenna col lembo di carne nel quale è incastonato, arricciando la curva ripida di un ghigno crudo, e gli occhi frustano di taglio il viso di gomma e omertà del soldato silenzioso.

"... Di' a Còrtes che è una stronza."