venerdì, dicembre 6

Deerskin doll.

5 Dicembre 2515,
Bullfinch (Terza linea).
Interno notte.


"… You are the noise, the elktooth chain … Lovely in the rivers mirror, you stand in my circle … The circle of my center here."

Non è una preghiera, ma una canzone. Marshall la snocciola lentamente nella luce azzurrina delle lampade notturne sospese sopra il letto. La sedia di metallo è scomoda, gli entra nella carne coi suoi spigoli aspri; i muscoli macinano elettricità inerte, si ribellano all'ozio con ogni fibra fervida e vengono costretti violentemente alla quiescenza. La schiena larga è spalmata contro lo schienale scavalcato dalle braccia torte indietro, fino alle gambe posteriori serrate dentro la morsa spasmodica delle dita spesse. Fissa con fascinazione cruda il sangue che scivola dalla sacca appesa, come una carcassa, fino al braccio nudo di Moloko, sbrogliando piano e nervosamente la matassa ruvida della voce che gli pulsa in gola.

"It will take some time to get to this point, remember you are spinnin' around the room … I dare not rest, my hands on my chest. Vashene osh miashte means yes … Means yes."

Si lecca le labbra asciutte, lisciando le gambe metalliche della sedia come le cosce magre di una puttana. Una lunga colata di fiato gli divarica le narici, strusciando gli orli ravvicinati delle scapole intrappolate sotto il tessuto fradicio della canotta. Ogni contrazione dei muscoli è una scudisciata d'ombre liquide, irrigate lungo le braccia ed il plesso solare. Ogni spasmo delle pupille sfocate una rivolta contro il sonno. Rovescia indietro la testa brunastra e disordinata, scollando gli occhi limpidi e spaziosi dal lettino per ribaltarli in faccia alla volta della tenda su cui la pioggia scroscia come un pianto infinito di spilli di ferro.

"The branches all creek together, all out in the open … Inside a roaring figure on the wall. The streets are cobbled just for you, the silver sun in my cellar, well, too … 
I hear … A mocking voice."

Apre una mano con un guizzo del polso insofferente, come dovesse separarne a forza il palmo magnetico dal metallo, sparpagliandosi in testa la conta mal tenuta delle schegge intraviste fra le viscere squarciate di Moloko. Contare e cantare insieme è troppo complicato, respirare aria pulita troppo doloroso.

Si accende una sigaretta.