giovedì, luglio 3

Rosebud.

4 Ottobre 2515,
Bullfinch (Amarillo).
Esterno giorno.


Il monsone ha srotolato una tregua sulla giungla e sui campi di Bullfinch, asciugando la terra e restituendo al tramonto il palcoscenico rovente di un orizzonte terso. Bobby Noon ha abbracciato sua madre e baciato sua sorella sulla fronte. Mentre assicura la sella sul dorso di Brownie annusa il profumo schietto del terriccio, l’afrore del pelo della cavalla e quello del suo sterco rotolato a imbrattare il cortile.
Non gli importa, ogni odore raccolto prima della partenza è un odore di casa.
Accanto allo steccato ha addossato una bisaccia piena di vestiti, al cinturone di cuoio ha assicurato il revolver; alla sella il fucile da caccia di suo padre. Rivolta le mani grandi per guardarsi le dita lunghe, callose, strofinando i polpastrelli e sbirciando gli ultimi barbagli del giorno attraverso le palpebre schiuse.
Il battito d’ali confuso e lo starnazzare delle galline sono l’avvisaglia che precede il tonfo impetuoso di zoccoli gonfiatosi nel silenzio. Bobby torce il collo per fronteggiare, con un fremito irrequieto delle spalle larghe, il muso di Comanche e, più in alto, la faccia scura e impolverata che lo fissa da sotto la falda di uno Stetson consumato.

"Fuck you, Bobby Noon."

Nina Lee si sbroglia dal dorso del roano con una torsione svelta, schiaffeggiando il terreno con la suola degli stivali ed il viso sconcertato di Bobby col verdazzurro brutale degli occhi. La lunga treccia le si è sfilacciata, durante la corsa, appendendole intorno al viso rivoli biondi come spighe di grano.

"Non stai davvero partendo per il fronte senza salutare."

Nina gli concede una scappatoia ruvida, generosa, che Bobby non è svelto abbastanza da cogliere. Apre la bocca, la richiude, si stringe nelle spalle.

"La seconda linea è a poche centinaia di miglia da qui."

"… E il cimitero proprio dietro l’angolo."

Nina fissa le briglie di Comanche allo steccato, sfila il cappello e lo appende al pomolo della sella. Passa una mano sulla fronte sudata e incollata di polvere, poi fra i capelli tirati contro il cranio dall’ordito a spina di pesce. 
Brucia l’ultimo paio di falcate e un mezzo sospiro, adocchiando la sacca di Bobby come potesse farla esplodere con uno sguardo.

"Dun' get me wrong, Bobby. – risolleva gli occhi dentro ai suoi con una smorfia mesta, troppo asciutta per sconfinare nel dispiacere; – Sono fiera che vai al fronte, anche se c’è bisogno di gente che tenga al sicuro la tua casa non meno del Morgan River …"

Bobby solleva una mano ruvida in cerca del suo viso, ma Nina se lo scrolla di dosso, appendendogli al polso largo dita altrettanto callose.

"… Ma?" – le domanda, lui, liberandosi con uno strattone arreso.

"Ma ci potresti morire."

Nina lo lascia andare, ma sulla pelle gli lascia l’impronta incandescente di un cattivo presagio. Bobby si tasta il polso e lo massaggia, come per cancellare la traccia delle sue dita, scavando un solco profondo tra le sopracciglia scure. Il bollore aranciato del tramonto gli mangia la testa come un incendio, stingendo nell’ambra il castano leggero dei suoi capelli.
Se li stropiccia con una mano.

"Fuck, non dirlo neanche."

"Ma è vero. – Nina si stringe nelle spalle senza pietà; raccoglie la treccia sospesa dietro la schiena per scostarsela sopra la spalla sinistra, svelando la piccola rondine tatuata dietro l’orecchio destro e tutti i baci invisibili che Bobby ci ha lasciato sopra. – Mi devi lasciare qualcosa se- …"

… Il palmo di Bobby le schiocca contro la guancia e la costringe a voltare la testa di lato, barcollando con gli occhi stretti e poi sgranati.
Si lecca le labbra, raspando l’angolo della bocca inciso lungo la guancia tumefatta. Stropiccia un sorriso, spreme un sospiro profondo alle narici.
Poi stampa le nocche del pugno destro contro la mandibola di Bobby, che è dura come il granito e le fa esplodere sotto pelle un grappolo di dolore acuto – meno del lampo rosso che fa barcollare il ragazzone biondastro fino ad urtare il fianco di Brownie con la schiena larga.

"Mi devi lasciare qualcosa se muori."

Nina si tasta la guancia bollente, arrossata lungo l’impronta della mano altrui. Bobby smuove la mandibola, scrolla la testa.

"Proprio tutti stronzi, i Lee." – non è il pulsare doloroso del viso ad avergli riempito d’acqua il castano brillante degli occhi.

Nina accartoccia un sorriso dentro la guancia sana, scivolando sulle punte dei piedi per posargli un bacio sopra la bocca.

"Il tuo libro degli uccelli." – mormora, dolcemente, baciandogli uno zigomo e poi l’altro.

Bobby non piange; ricaccia indietro le lacrime e trascina sulle guance un sorriso spavaldo. Scrolla la testa, inasprisce la smorfia sulla china di un ghigno dolciastro. Allunga le braccia per stringersi addosso i fianchi stretti e tenaci di Nina, appoggiandole in faccia la fronte ed il naso per arrivare a stropicciarle la voce sulla bocca.

"Jeez, dovrai passare sul mio cadavere."

Se ne parte per il fronte con un livido in faccia e un disegno dei monti di Bullfinch in tasca.



28 Giugno 2516,
Bullfinch (Amarillo).
Esterno notte.


"Il pettirosso, Erithacus rubecula, è un piccolo uccello cantore molto comune. Pur avendo dimensioni ridotte è conosciuto per il suo comportamento spavaldo. È di aspetto paffuto e senza collo. Gli adulti hanno il petto e la fronte colorati di arancio."

La veranda sul retro è stretta, quasi incastonata nel bosco. Nina siede in bilico sulla ringhiera di legno, una gamba raccolta al petto e l’Enciclopedia degli Uccelli di Bobby Noon aperta fra le mani. 
Seduti sulle assi del pavimento, Justice e Hope la guardano dal basso in alto. Moloko Cortes, in piedi sulla soglia di casa, ascolta con estasi diffidente. L’unica lanterna aggrappata al muro le fa piovere sulla fronte e sul petto una leccata di luce arancione.
Nina la guarda di sfuggita, strizzando le rughe d’espressione sottili agli angoli degli occhi in un sorriso caldo e asciutto. Chiude le pagine con un tonfo brusco e si tira in piedi.

"… Si è fatto tardi, Jay-Lee, porta tuo cugino a letto."

"Ma zia- …" – la protesta di Justice le muore in gola per l’occhiata solida piovuta dall’alto.

Mentre la bambina sospira e solleva Hope sotto le ascelle per caricarselo in braccio, assicurandogli che ogni tirata di capelli gli varrà un tratto d’intestino masticato dai gufi, Nina passa le mani ruvide contro il viso, sistema dietro le orecchie le ciocche scappate alla lunga treccia stretta. Si allunga per raccogliere il cinturone arrotolato sul tavolo, lo allaccia e si assicura di avere il coltello da caccia bene infilato nel fodero. Sfila la torcia, ne proietta il fascio tra la boscaglia che fruscia, si agita e rigurgita l’eco distante di un ululato.

"Vieni con me, Cortès." – è più brava di Marshall con gli accenti stranieri, ma non si è sognata di chiamare Moloko per nome da quando è arrivata lì.

La ‘Leafer pulisce sui jeans il palmo delle mani con cui ha strofinato i capelli e le guance di Hope, srotolando un sorriso feroce e spaesato.

"Mi porti nel bosco per ammazzarmi e darmi in pasto ai cinghiali?"

Nina si specchia nel verde liquido e tremolante dei suoi occhi con uno spasmo breve, indolente, delle sopracciglia bionde. Poi tende le labbra a ridosso della stessa, identica curva tesa.

"Una volta, ti spiego, mio fratello ha spaccato il naso del mio ragazzo."

Moloko tira su dal naso e aspetta, i sensi tesi e la trepidanza nervosa di un cane che ancora non sa se leccare o sbranare la mano che gli viene allungata sotto il muso.

"… Quella stessa sera si è rotto anche il suo. – Nina scuote a mezz’aria le nocche di una mano, come ce l’avesse ancora indolenzita, scorrendo pigramente la lingua contro l’angolo della bocca; – … Da allora in questa famiglia nessuno ficca più il naso nel cuore degli altri."

Nasconde il libro sotto le assi della panca, al sicuro, prima di buttare in spalla il fucile per avviarsi incontro alle fauci umide della foresta a controllare, una per una, le trappole preparate per gli scoiattoli e per i giovani cinghiali di montagna.

"Dove sta il tuo ragazzo?"

"He’s gone."

… Mai per gli uccelli.




It always seems
You can’t be turnin’ round once you choose to ride…
That’s how it seems.