domenica, settembre 28

Ghosts.

28 Settembre 2516,
Bullfinch (Amarillo).
Esterno notte.


Il fuoco schiocca e scoppia dentro il cerchio di pietre, nello spiazzo di terra battuta circondato dagli alti alberi neri. Dalla porta a vetri della baita, l’unica chiusa, filtra uno spicchio di luce prosciugato dal legno della veranda.
Justice, Hope e Dodò si sono addormentati uno sull’altro, nello stesso letto, dopo aver spolpato il Brigade di frutta e cioccolato che Nina e Mitchell hanno speso mezza giornata ad assemblare: ci hanno dovuto mettere un paio di rape, per fare volume, e i bambini le hanno sputate ridendo.
In un silenzio di tomba che non è silenzio, popolato dagli scricchiolii del fuoco e dai lamenti profondi della foresta, Nina ravviva i ciocchi e posa l’attizzatoio sul terreno macchiato d’erba. Poi, seduta sui calcagni e avvolta nelle pieghe abbondanti di un maglione di Marshall, riconta senza aprirli i bigliettini di carta fermati sotto a un sasso, perché il vento non se li porti via.
Mitchell ha le natiche posate sul ciocco basso che usano per tagliare la legna. Ha spostato l’accetta in terra, appoggiandosela di fianco, e strofina le mani callose con la schiena arcuata e le braccia premute sul sostegno delle cosce.
Nina gli spinge un’occhiata in faccia.

"Non bruci niente."

È la tradizione dell'Exodus Day, bruciare le cose che ci si vuole lasciare alle spalle, e nessuno ha mai visto Mitchell buttare qualcosa nel fuoco.
Il maggiore dei fratelli Lee apre le mani con un sorriso dolciastro, impregnato di ironia pacifica; di una leggerezza esausta.

"Se pensassi che questa cosa funziona dovrei dare fuoco alle fondamenta." – considera, chinandosi a recuperare per il collo la bottiglia di whiskey abbandonata fra i piedi.

Nina preme le sopracciglia bionde all’attaccatura del naso, accartocciando fra i lineamenti una smorfia d’incomprensione ostinata.

"Questa casa è come maledetta. – Mitchell torce il collo, scorrendo gli occhi chiari e malinconici lungo la facciata di legno della baita. – … Pensaci, io ho sposato Maryanna subito prima della guerra, ma non ho mai avuto il tempo di andarmene con lei a vivere da qualche altra parte."

Scolla l’indice dal vetro per additare sommariamente la sorella minore.

"Tu dovevi sposare Bobby, e guarda com’è finita. – si versa in gola un sorso di liquore; – … Anche Sharon è morta che voleva mollare questo posto."

Attraverso il bagliore delle fiamme, Nina vede il suo sorriso accartocciarsi come i lembi di un foglio di carta consumato dal fuoco; gli zigomi scintillanti d’acqua come se il fumo gli fosse finito negli occhi.

"Siamo inchiodati qui come fantasmi …"

La sua voce bassa non si incrina mai, ma è quando la bottiglia rotola in terra che Nina si tira in piedi con calma e raccoglie i biglietti per rovesciarli nel fuoco con una mano, senza cerimonie, prima di aggirare il falò per allungarsi a raccogliere la testa di Mitchell, sollevandola incontro alla propria quando si china ad appoggiarci la fronte.

"Non importa se non le scrivi su un foglio e poi le bruci, certe cose devi lasciarle andare. – ne cerca gli occhi uguali ai propri, ignorando il peso delle mani robuste che le stringono i polsi; – … Non una volta all’anno, ma tutti i santi giorni della tua vita."

Gli scorre un pollice ruvido sotto le ciglia umide.

"C'mon, gli uomini veri piangono solo quando sono bambini e quando sono vecchi … E tu bambino non mi sembri proprio."

Mitchell scrolla il muso ispido, spingendola da parte con una risata stupefatta.

"Christ, i Lee … – si asciuga la faccia col dorso di una mano; – Che razza di stronzi fottuti."